Powell, un tempo, vendeva cocomeri

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Solo ipotesi, ma è quello che sembra. 

Qualche lettore dotato di buona memoria si ricorderà una storia che raccontammo alcuni mesi fa su queste colonne.

Un attempato venditore di cocomeri espone un cartello ben visibile ai passanti, dove offre l’acquisto di un cocomero a 3 euro, e l’acquisto di 3 cocomeri a 10 euro.

Un giovane passa davanti alla bancarella e acquista un cocomero. Poi ripassa di nuovo e ne acquista un altro. Infine ripete la stessa azione, terzo passaggio e terzo cocomero acquistato.

Al terzo cocomero, non resiste dal deridere il commerciante, che si è fatto, a suo avviso, turlupinare di un euro, con la sua apparentemente sciocca offerta.

Il venditore di cocomeri, esperto del suo lavoro, si limita a sorridere al giovane, accettando la derisione … soddisfatto, dentro di sé, della sua ottima strategia di marketing che induce a comprare tre cocomeri, pensando di fare un affare.

Ebbene, io comincio a pensare che Powell abbia venduto cocomeri nella sua vita.

Ci deve essere stato un momento in cui lo ha fatto, ne sono certo.

Andiamo con ordine e ti spiego perché sono convinto di questo.

Tutto il mondo sta pensando che la FED abbia commesso una serie di errori. E questo ci sta, tutti quanti siamo umani, tutti quanti possiamo sbagliare.

Nondimeno, la FED è in contatto continuo, come è evidente e come è suo dovere, con il mondo bancario.

Ora, se è sfuggito alla FED che l’aumento dei tassi stesse per creare un gigantesco squilibrio nelle banche, a causa della svalutazione dei titoli di stato che le banche stesse tengono in pancia, dà origine a due ipotesi: o vivono su un altro pianeta o c’è qualche cosa sotto.

E forse sotto c’è la regola dei tre cocomeri, fammi passar da scemo che poi ci penso io …

In Svizzera, qui alla sede dell’Istituto, da venerdì sera arrivano continue notizie frenetiche di una possibile fusione della UBS con il Credit Suisse.

Significa che di due banche sistemiche se ne fa una, con la tentata benedizione della Banca Nazionale Svizzera, che, comunque, ha messo sul tavolo un prestito fino a 50 miliardi di franchi per il Credit Suisse. L’ostacolo vero è che tipo di barzelletta raccontare all’autorità svizzera per la tutela della concorrenza …

Negli Stati Uniti, un bocconcino delizioso come la First Republic, con presenza in molti stati chiave degli Stati Uniti e, soprattutto, con un bel dipartimento interno dedicato alla gestione patrimoniale, ha visto farsi avanti le principali banche sistemiche, pronte a depositare 30 miliardi di dollari nelle casse della First Republic, con l’impegno a tenerli per 120 giorni almeno.

La FED ha ricominciato a finanziare le banche, perché è chiaro che si sta stampando denaro per colmare i buchi: cioè aumento i tassi, faccio il tightening, dreno liquidità, tutto questo crea un buco per il deprezzamento dei titoli di stato in circolazione acquisiti a tasso zero e quindi … stampo moneta ancora una volta. Potremmo andare avanti in questo modo all’infinito, senza mai avere risolto il problema. Sembra il gioco delle tre carte.

Nondimeno, una cosa l’abbiamo capita. Stavolta le banche sistemiche hanno un ruolo dominante nella gestione del problema.

E se i tre cocomeri nascondessero proprio questo piano?

E se l’accentramento del controllo dei capitali su pochi istituti fidati fosse una via obbligata per uscire da una situazione divenuta sempre più ingestibile?

E se la FED, sotto sotto, volesse proprio che le grandi Bank of America, JP Morgan, Morgan Stanley e compagnia andando fossero l’unica via per salvare il sistema bancario USA, concentrando in poche mani meglio controllabili l’intero sistema finanziario?

Confesso, una fusione Credit Suisse con UBS, in Svizzera, è qualche cosa di sconvolgente. Se di due banche sistemiche se ne fa una, la concorrenza fra banche di importanza strategica, di fatto, non esiste più.

E’ questo stesso destino che auspica la FED per il sistema bancario statunitense? Un sistema molto più docile e controllabile in mano a pochi soggetti? Per arrivare, poi, forse, a qualche cosa di più che ora non sappiamo?

Vendono cocomeri o sono tonti del tutto? O annaspano per trovare una via d’uscita che non c’è?

Ecco, viene da pensare a quel venditore di cocomeri … e a noi che scuotiamo la testa: quanto sono sciocchi…

Il titolo Apple è uno degli strumenti finanziari più liquidi. Normalmente, quando prende un trend ci rimane per parecchi giorni, pur con le inevitabili lateralità.

Su questi due principi chiave, una strategia in opzioni su Apple ha una ottima probabilità di riuscita: se poi viene sostenuta anche da una strategia di appoggio che permetta di coprire completamente il rischio del trade sul titolo, conservando comunque un margine di profitto, allora il trading su Apple diventa doppiamente profittevole.

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P.S.: Ho fatto delle ipotesi. Pure ipotesi, senza prove, se non quello che risulta visibile. E’ possibile che escano notizie che smentiscano clamorosamente quello che sto dicendo, o che lo confermino.

Uno dei rumor che è arrivato alla nostra redazione, poche ore fa, è che il colosso BlackRock sarebbe pronto a farsi avanti per inghiottire il Credit Suisse. BlackRock ha prontamente smentito. Forse chi ha diffuso questo rumor, era passato davanti a quella bancarella di cocomeri …

Molte altre banche negli Stati Uniti sono in difficoltà e l’effetto domino sulle banche europee è tutt’altro che impossibile. 

Nella settimana che inizia domani, ci sarà la conferenza FED, mercoledì 22 alle 19. Abbiamo parlato di uova in faccia a Powell. Se sorride, avremo capito che era un venditore di cocomeri …

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Maurizio Monti

  Editore TRADERS’ Magazine Italia