JOJO RABBIT di Taika Waititi

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Recensione del film il cui protagonista di 12 anni ha già vinto candidature (Golden Globe) e premi e che ha appena conquistato l’Oscar alla migliore sceneggiatura non originale.

Siamo nel 1945, prima che finalmente l’esercito a stelle e strisce porti la pace con la vittoria schiacciante su Hitler e i suoi. A raccontarci la vita di allora, resa nera o bianca a seconda che si fosse ebrei o ariani, e la tragicità della stessa per le strade e persino nelle proprie case è Johannes Betzler detto Jojo, che vive con la sola mamma e ha appena 10 anni. L’attore che lo interpreta a dir poco in maniera magistrale – non a caso, con il suo primo ruolo da protagonista, si è aggiudicato una candidatura ai Golden Globe 2020 come miglior attore in un film commedia o musicale – è il giovanissimo Roman Griffin Davis, figlio e nipote di diversi professionisti riconosciuti nell’ambito sia cinematografico che particolarmente della fotografia. A scrivere e dirigere il film è il regista, sceneggiatore e attore, nonché produttore e doppiatore, di origini neozelandesi Taika Waititi, che nel film interpreta, con il piccolo protagonista, un ruolo principale: quello di Hitler redivivivo nella fantasia edulcorata di Jojo. Mi ricorda, questo personaggio surreale e simpaticissimo, ben diverso dal più grande ed efferato leader nazista mai esistito, quello di Humphrey Bogart in ‘Provaci ancora Sam’ di e con Woody Allen, perché, come in quest’ultimo film, anche in ‘Jojo Rabbit’, il protagonista segue i consigli immaginari di un uomo tosto che è anche un simbolo riconosciuto da tutti, nel bene (Bogart) o nel male (Hitler). ‘Jojo Rabbit’ è liberamente tratto dal romanzo ‘Come semi d’autunno’ (Caging Skies) di Christine Leunens e rientra nel genere commedia nera. Il cast include nomi noti, come quelli del sempre bravissimo Sam Rockwell (Oscar al miglior attore non protagonista in ‘3 Manifesti a Ebbing, Missouri’: www.traders-mag.it/tre-manifesti-ebbing-missouri-mcdonagh-basile.html/) e Scarlett Johansson (candidata per il suo ruolo in questo film a miglior attrice non protagonista e interprete anche in un altro film in concorso agli Oscar 2020, l’interessante ‘Marriage story’: www.traders-mag.it/venezia-2019-parte3/), oltre alla rotonda Rebel Wilson. Inoltre, molto brava è la giovanissima Thomasin
McKenzie, Elsa Korr nel film.

F1) Locandina del film e trailer

La locandina del film “Jojo Rabbit” di Taiki Waititi.
Fonte: https://cityplexpalermo.it/wp-content/uploads/Jojo-Rabbit.jpg
Trailer versione originale: www.youtube.com/watch?v=tL4McUzXfFI;
Trailer italiano: www.youtube.com/watch?v=bv3mzvYh1r0

Giovanissimi anzi veri e propri bambini
L’attore protagonista di questa bella storia, dove l’orrore della guerra è trattato con estrema delicatezza, attraverso gli occhi innocenti e la fantasia galoppante di un piccolo nazista – questo crede di essere Jojo, per simulazione o perché un modello lo deve pure avere e l’unico offerto parrebbe quello – che fin da subito rifugge dall’idea di far del male, ecco perché lo chiamano (o lo immagina lui?) Jojo coniglio (da cui il titolo del film), ha appena 12 anni, quest’anno ne compirà 13, ed è fenomenale. Mi chiedo talvolta come mai i bimbi attori italiani siano pessimi e questi talenti alti un metro e poco più quando vengono da Inghilterra e Stati Uniti, in particolare, siano credibili e tali attori. Forse anche il metodo, la disciplina, l’interesse alla veridicità del film e il rispetto del piccolo uomo (o donna) come essere intelligente e pensante, dotato di tutti i sentimenti di un adulto, incidono sul risultato finale, come film e come interprete. E, a proposito di attori bambini, ricordo il favoloso ‘Wonder’ diretto nel 2017 da  Stephen Chbosky e interpretato dall’allora undicenne Jacob Tremblay, ‘figlio’ di Julia Roberts e Owen Wilson. Jacob ha già un numero imbarazzante di riconoscimenti, nomination e premi, fra i quali, nel 2016, il Critics’ Choice Movie Awards – Miglior giovane interprete per ‘Room’. ‘Room’ fu girato quando lui aveva appena 9 anni; ricordo benissimo di averlo subito ritenuto un possibile film da Oscar 2017 (lo avevo visto nel 2016, in lingua originale come piace a me, alla Festa del Cinema di Roma) e di essere stata felice di ‘averci preso’ (Brie Larson si conquistò la statuina come miglior attrice protagonista, davvero meritata, e ‘Room’ quelle di miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior regia, che soddisfazione!). Nonostante l’età, un’età spensierata, Jacob ha già all’attivo quindi 2 ruoli importantissimi e 2 interpretazioni profonde e delicate che non so con quale abilità abbia saputo interpretare: se in ‘Room’ è un bambino che vive rinchiuso in un sotterraneo con la mamma abusata da un uomo che le porta di tanto in tanto dei viveri per lei e il figlio, figlio anche di costui, e che poi esce da quel buco scuro fatto di muffa e scopre la luce e i colori, la gente, gli odori e la vastità del mondo reale, in ‘Wonder’ è una piccola vittima della sindrome di Treacher Collins con una deformità cranio-facciale che gli condiziona la vita e gli regala l’appellativo di ‘mostro’. Questi giovanissimi mostri sacri hanno famiglie d’origine che condividono la loro vita già di stampo professionale perché la conoscono o perché non la disprezzano o semplicemente perché credono nel futuro artista e che li accompagnano, li supportano, li incoraggiano e li abbracciano. E francamente sono talmente bravi i vari Noah Jupe (giovanissimo interprete del film ‘Le Mans ‘66’ in concorso ai prossimi Oscar e del film qui menzionato ‘Wonder’) e simili, come i molti prodigi junior delle serie televisive che poi approdano al grande cinema, che meritano stima e forti applausi da tutti noi.

F2) Due momenti del film con i protagonisti

Nelle figure 2a e 2b gli attori principali in due momenti esilaranti del film.
Fonte: www.illibraio.it/wp-content/uploads/2019/12/Jojo-Rabbit.jpg
Fonte: https://i0.wp.com/hnentertainment.co/wp-content

Chi vince nel film?
Nessuno vince in verità; proprio nessuno è escluso da un ironico sfottò a tinte pastello, che non aggredisce né eccessivamente ridicolizza una fazione o l’altra ma piuttosto prende in giro bonariamente l’essere umano quando, fanatico dell’una o dell’altra, è pronto a tutto in nome di ideali discutibili. Intendo dire che, a mio sentito, non sono solo messi in luce gli estremismi nazisti, esasperandoli per generare su di essi una risata o una smorfia nonostante la gravità dei fatti che nella storia li hanno caratterizzati, ma sono evidenziati, come comunque infondati e attaccabili, gli eccessi del fronte opposto, quello ebraico. Nessuno ha la meglio. Invece restano un meraviglioso bimbo, che crede di essere nazista perché a lui la postura fisica che ricrea nell’aria il simbolo della svastica piace tantissimo e perché vuole proteggere la mamma “dai diavoli ebrei, i mostri con la coda” – così gli vengono descritti questi poveri perseguitati – ed una adolescente ebrea rabbiosa e poco riconoscente verso chi l’ha tratta in salvo ma, come Jacob, vittima ideologica di una guerra che le ha ucciso la famiglia e forse il fidanzato. Sono soli e così si ritrovano, a fine film, a farsi compagnia in un affetto sincero, costruitosi nel frattempo, e più che un ariano e un’ ebrea sono, nella libertà/azione ottenuta grazie all’azione americana, solo due persone che si vogliono bene.

F3) La premiazione al Tff e tutto il cast con il regista

Il cast principale del film al Toronto Film Festival dove ha vinto il premio del pubblico, il così detto People’s Choice Award grazie al quale gli si sono aperte le porte agli Oscar 2020.
Fonte: https://cinema.icrewplay.com/wp-content/

Vederlo?
Il mio suggerimento è Sì. Vediamo se le candidature agli Oscar, ormai alle porte, si trasformeranno in premi: miglior film, migliore attrice non protagonista, migliori costumi, miglior sceneggiatura non originale, miglior scenografia, miglior montaggio. Se dovessi scommettere lo farei per la scenografia e la sceneggiatura. Il mio voto a Roman Griffin Davis è 10 e al film 8.

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
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