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Quella guerriera vichinga oggi sarebbe una trader di successo

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Trappole e scorciatoie.

Nel 1871, sulla sonnolenta isola di Birka, in Svezia, Hjalmar Stolpe, un entomologo svedese diventato archeologo, scoprì la sontuosa tomba di un guerriero vichingo.

Intorno al corpo seduto c’erano i resti di due cavalli sacrificati, oltre a una spada a doppio taglio, uno scramasax (un coltello lungo e sottile), un arco, uno scudo e una lancia: tutte armi conosciute nel mondo vichingo.

È stata una scoperta sorprendente, soprattutto perché le tombe dei guerrieri vichinghi raramente contengono più di tre armi.

C’era anche un set completo di hnefatafl, il gioco da tavolo noto come scacchi vichinghi, che indica il pensiero strategico e l’autorità di un leader di guerra.

Le armi, i pezzi del gioco, la posizione: tutto suggeriva agli studiosi che l’uomo sepolto in quella che è conosciuta come tomba Bj 581 era un importante e rispettato guerriero vichingo.

Nessuno era veramente preparato quando nel 2017 è stato effettuato il test del DNA e una nuova storia ha cominciato ad emergere.

Era un guerriero notevole, ovviamente, ma l’occupante del Bj 581 non era un uomo. Era una donna.

Il DNA ha mostrato che il corpo era biologicamente femminile, con antecedenti genetici nel più ampio mondo vichingo.

Ha anche dimostrato che non era originaria della regione in cui si trova Birka, ma piuttosto della Scandinavia meridionale.

Gli isotopi dello stronzio rafforzarono questa immagine, dimostrando anche che aveva vissuto una vita itinerante durante la sua infanzia e giovinezza.

Dall’osteologia sappiamo che aveva circa trent’anni quando morì, era una donna alta (1 metro e 70 cm), senza traumi visibili alle ossa.

L’archeologia, a sua volta, dimostra il suo elevato status attraverso gli abiti, che suggeriscono stretti collegamenti con la parte orientale del mondo vichingo, con parallelismi con l’Ucraina moderna.

L’idea di una donna guerriera vichinga non è una nozione nuova sia per gli studiosi che per gli appassionati dell’era vichinga; tuttavia, è spesso contenuto nella mitologia, nella letteratura e nell’iconografia.

Valchirie e scudieri sono concetti amati nella cultura pop, spesso raffigurati come donne belle e feroci in armature aderenti, ma la rivelazione sul “guerriero” dalla tomba Bj 581 ha suscitato molte polemiche.

Le prove archeologiche di guerriere vichinghe che erano donne sono scarse, ma è forse dovuto alla loro mancanza? Oppure l’errata identificazione del sesso dovuta ai pregiudizi di genere contemporanei ha interpretato male la nostra storia?

La tomba di Birka Bj 581 fornisce la prova di almeno una donna guerriera vichinga, e sarebbe sorprendente se fosse l’eccezione.

Ancora più sorprendente, tuttavia, è la volontà di accettare l’idea delle donne guerriere nei miti e nei media, ma non nella realtà.

La scoperta ha messo in discussione le concezioni di sesso e guerra durante l’era vichinga, ma solleva anche la questione di come le nostre ipotesi influenzano la ricerca e l’interpretazione della documentazione archeologica: non possiamo presumere che la nostra comprensione contemporanea del genere si sarebbe applicata agli antichi.

Il nostro cervello crea meravigliose scorciatoie. E’ una macchina fantastica che cerca di consumare meno energia, accelerando i processi sulla base di esperienze e perfino archetipi precostituiti.

Così il “guerriero” deve essere un uomo, secondo un noto archetipo e ci sorprende trovare una donna guerriera.

Nel trading, le scorciatoie del cervello sono trappole molto pericolose.

La finanza è spesso contro-intuitiva e non tollera archetipi o apriorismi.

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P.S.: Le donne hanno sempre combattuto e compaiono nella maggior parte delle culture fino al XIX secolo. Ora abbiamo le prove di una guerriera vichinga.

In Italia ci sono poche donne che fanno trading. Che sia lo stesso archetipo, per cui la mente elimina il concetto di donna che combatte sul mercato?

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa

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