Iuppiter arriva sul Nasdaq.
E’ l’11 giugno 2025,
sono le 14 e 5 minuti ora europea quando Trump annuncia tronfalmente che l’accordo USA-Cina è cosa fatta, con tariffe per la Cina del 55% e per gli USA del 10%.
Gli studenti cinesi saranno, secondo Trump, i benvenuti negli atenei statunitensi.
Si attende solo che Trump a Xi si incontrino per la firma storica.
Quattro ore prima, il vice-premier cinese aveva auspicato un accordo “stabile”, sottolineando che la Cina non aveva cercato la guerra commerciale ma non ha paura di una guerra commerciale.
Alle 14.30 viene pubblicato il dato sul CPI: molto favorevole, solo 0.1 di inflazione mensile su maggio, grazie soprattutto a minori prezzi dell’energia e dei veicoli, sia nuovi che usati.
Alle 15, Vance dà la sua personale interpretazione riguardo al CPI: “Il rifiuto della FED di tagliare i tassi è “monetary malpractice”, cioè negligenza monetaria”.
Che deve essere una malattia nuova, mai sentita prima.
Reazioni
Alle parole di Trump delle 14 e 5 minuti, l’S&P500 andava a sondare l’area superiore del range previsto settimanale: il massimo era stato ipotizzato a 6085, ma a 6074 il future fermava la sua corsa (chi frequenta le Classroom ricorderà il modello dei “dieci punti prima” come primo livello precedente al raggiungimento di una resistenza o di un supporto).
Il titolo Tesla, partito in rialzo già nel pre-borsa, sale fino a toccare il 62.50 del range, misurato fra il massimo del 29 maggio e il minimo del 5 giugno, facendo ben sperare che quel minimo sia un importante punto di ripartenza.
Le altre Magnifiche sono positive, con qualche evidente sintomo di stanchezza.
Nvidia è a 5 dollari, mentre scriviamo, dalla fatidica soglia di 150, respinta almeno temporaneamente dalla resistenza a 145: ma ha tempo per ritentare la cavalcata rialzista.
Il rapporto fra le Magnifiche e l’S&P500 continua comunque a stazionare in una area di lateralità da circa un mese.
Il ritmo di salita dell’S&P500 è stato determinato anche dalle aziende più piccole: tanto che il rapporto fra Russell 2000 e Nasdaq continua a beneficiarne a favore del primo.
Fenomeni rari.
Negli ultimi due mesi, l’accelerazione dei titoli del Russel 2000 ha avuto pochi precedenti nella storia.
La grande maggioranza delle azioni, più di due terzi, che costituiscono l’indice è passato da una visione con indicatori ribassisti a una con indicatori rialzisti: un vero e proprio rovesciamento di fronte, che ha contribuito per la sua parte alla salita graduale dell’S&P500 da quando a metà maggio le magnifiche hanno fornito meno carburante alla salita.
C’è un ulteriore fenomeno raro.
Gli anni correlati con i primi 100 giorni del 2025, sull’S&P500, davano una visione molto negativa fino a fine settembre, con una ripresa che sembrava essere necessariamente a W.
Gli anni correlati con i primi 150 giorni del 2025, forniscono una visione completamente diversa: si sono ristretti, passando da 20 anni a soli 10 anni e tendono a restringersi sempre di più man mano che il mercato sale.
Il fenomeno raro è il +20% dell’S&P500 nei 60 giorni 10 aprile-10 giugno: ha ristretto le correlazioni a poche unità.
Se il mercato non scende in giugno, almeno un po’ (5850/5800), potremmo considerare il 2025 come un outlier molto raro dal punto di vista statistico.
Il ché, evidentemente, può essere, è solo poco probabile che avvenga.
In un articolo prossimo parleremo proprio di probabilità e di come tendiamo, nella realtà, a non volerle accettare.