Home Autori Maurizio Monti Il diabolico meccanismo dell’assuefazione al ribasso

Il diabolico meccanismo dell’assuefazione al ribasso

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Allenato al peggio.

Il Vix è l’indice che misura la volatilità implicita di un pacchetto di opzioni dell’S&P500.

La volatilità implicita non è da confondere con la volatilità storica, che è una dato numerico oggettivo determinato dai minimi e massimi del mercato. La volatilità implicita pretende di misurare il rischio nelle opzioni, per questo il Vix è considerato l’indice della paura del mercato.

Così, un Vix alto sta ad indicare una volatilità implicita alta e una valutazione di rischio elevato da parte del mercato.

Normalmente, quindi, il Vix sale quando il mercato scende e viceversa. Salvo condizioni particolari, questo è quasi sempre vero.

Osservando lo sviluppo del Vix da inizio anno, non sono mancate occasioni di fiondate del Vix verso l’alto, in concomitanza con momenti di ribasso intenso del mercato.

Nondimeno, tali fiondate hanno avuto massimi decrescenti. Guarda qui sotto i valori massimi dell’indice Vix nei giorni più significativi di ribasso del 2022:

24 gennaio 38.94
24 febbraio 37.79
08 marzo 37.52
02 maggio 36.64
13 giugno 35.05
16 giugno 34.82
27 settembre 34.14

A gennaio, nella giornata piuttosto maledetta del 24 gennaio, quando l’S&P500 ha fatto un affondo di 200 punti per poi rimangiarsi tutto al rialzo, il mercato ha vissuto una giornata di paura intensa. Dopo anni di rialzi, si trattava del picco negativo più forte della prima onda ribassista iniziata il 5 gennaio.

Il 24 febbraio è stato l’annuncio della guerra di Putin. Malgrado la drammaticità evidente dell’annuncio e il conseguente rapido affondo del mercato, il rischio misurato, se preferisci la paura misurata, è stata inferiore.

Lo stesso è accaduto a marzo e maggio.

Lo spettacolare ribasso di giugno, con l’accelerazione maggiore proprio nei due giorni del 13 e del 16 giugno, in prossimità della scadenza tecnica trimestrale del 17 giugno, ha provocato due picchi a loro volta decrescenti. E credo che siamo tutti d’accordo nel dire che a giugno è stato il mese dove abbiamo vissuto la paura maggiore.

Infine, la giornata di ieri, 27 settembre. Doppio minimo calibrato sui valori del future di giugno, anche se l’indice dell’S&P500 aveva già registrato il suo doppio minimo venerdì scorso.

Malgrado tutto, un ulteriore valore in calo della volatilità implicita misurata dal Vix.

E quando il mercato, al terzo tentativo di rompere la resistenza a 3730, è venuto giù di quasi 100 punti fino a 3635, non dirmi che non hai avuto paura che stavolta il rischio di crollo fosse alle porte.

Nove mesi di affondi successivi con rialzi che sono solo rimbalzi hanno creato una forma di assuefazione. La novità di un mercato ribassista a gennaio ha suscitato più paura di un mercato ormai sceso di quasi il 25%.

Il mercato sembra essersi, se non abituato, quanto meno allenato al peggio.

Guardando al passato, il crollo dell’agosto del 2007, primo sintomo della grande crisi dei Subprime, creò un picco di volatilità dai valori simili a quelli che abbiamo visto ora nel 2022.

A gennaio e marzo del 2008, con i due grandi minimi che hanno affondato il minimo dell’agosto, la volatilità è stata consimile a gennaio ma a marzo è stata inferiore.

Anche in quel caso è sembrato un sintomo di assuefazione del mercato: sempre più giù i prezzi, ma volatilità implicita leggermente decrescente.

Purtroppo, a ottobre del 2008, con le conseguenze di Lehman Brothers, quando ogni giorno ci informavano della quantità di buchi generati nel sistema finanziario dai mutui subprime, il Vix arrivò in zona 80. Per poi decrescere pian piano fino al marzo del 2009, con il minimo dell’S&P500 a 666.

Così, se il (presunto) doppio minimo attuale è paragonabile a quello di gennaio e marzo del 2008, e se la storia dovesse ripetersi, e ovviamente non è detto che si ripeta, dopo una fase di relativa calma, potremmo vedere … il peggio, con un picco di volatilità alle stelle e la seconda fase di un mercato ribassista molto violento.

C’è pero una differenza, al momento, rispetto al 2008: al contrario dei Subprime, ora non viviamo una crisi da panic selling, ma siamo ancora nella fase della crisi di acquisti. Più che eccessi nel vendere le posizioni, c’è sfiducia ad acquistare. E al primo sintomo di una resistenza che non cede, il mercato cade giù.

Speriamo non arrivi una crisi da subprime, con qualche cosa di ulteriormente imprevisto. In effetti, di imprevisti, negli ultimi tre anni, abbiamo fatto il pieno, speriamo che basti.

Nella figura grafica che si è disegnata con il ribasso di ieri, nel grafico intraday a un’ora, sembra essersi verificato il classico affondo che occorre per dare forza ad un rimbalzo più corposo.

Vogliamo interpretarlo così, anche se, nella maggior parte dei commenti che abbiamo riscontrato, anche di qualificate fonti americane, l’affondo di ieri è stato una sorpresa per molti, che ha tradito l’aspettativa dell’inizio di una ripresa dei corsi, per tornare a vedere quota 3800.

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P.S.: Difficilmente la storia si ripete nello stesso modo. Le cause della crisi del 2008-2009 sono molto diverse da quella attuale, ma il comportamento conseguente dei mercati può darci delle indicazioni preziose. Così, ci hai sentito spesso, nominare il 2008; noi lo abbiamo anche vissuto, come abbiamo vissuto il 1987, il 2000, il 2011 e il 2014.

Al 2008 molti non sono sopravvissuti. Ma è un periodo della storia finanziaria che insegna molto, se lo analizzi a fondo.

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