Comparto bancario in crescente difficoltà

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Inversione di trend.

In un clima inusuale, a mercati americani con orario ridottissimo per i soli future e l’azionario chiuso, è stato pubblicato un lusinghiero non-farm payroll che conferma, ancora una volta, una economia USA molto forte.

236.000 nuovi posti di lavoro creati a marzo, leggermente più delle attese, tasso di disoccupazione di nuovo ai minimi storici al 3.5%.

La previsione del dato sulla inflazione, che verrà pubblicato la prossima settimana, è ora di uno 0.4% mese su mese. Nondimeno questa condizione favorisce un ulteriore aumento dei tassi dello 0.25%, nella riunione della FED di inizio maggio.

Nell’altro versante, crescono le preoccupazioni per il comparto bancario, con dichiarazioni piuttosto ansiogene perfino di Orcel, CEO di Unicredit.

Analizzando i dati sulla creazione dei posti di lavoro, osserviamo che tre sono stati i settori trainanti: impiego pubblico, tempo libero/ospitalità e istruzione/sanità privata. Allo stesso tempo, sono in negativo l’edilizia, la produzione, la finanza, il commercio al dettaglio.

Se i dati sull’occupazione sembrano confermare l’ottimismo, le prospettive diventano invece sempre più complicate e difficili.

Le tensioni bancarie potrebbero interrompere il flusso di credito all’economia. La fiducia delle imprese è a livelli recessivi e il mercato immobiliare è in evidenti difficoltà.

Tutto ciò è un mix tossico per la creazione di nuova occupazione: nella seconda metà del 2023, potremmo vedere dei non-farm payroll molto meno positivi di quelli degli ultimi 18 mesi. A ulteriore conferma di questo trend, si incrementa il numero dei licenziamenti e delle richieste di sussidi di disoccupazione.

La combinazione di costi di indebitamento più elevati, flusso di credito interrotto, scarsa fiducia delle imprese e mercato immobiliare in stallo aumenta le possibilità di un atterraggio brusco per l’economia, il che significa che le pressioni inflazionistiche si modereranno più rapidamente.

Cominciamo a pensare che se le tendenze negative di cui sopra dovessero svilupparsi nel corso del secondo semestre del 2023, quello di maggio potrebbe essere l’ultimo aumento dei tassi dell’anno. E potremmo addirittura pensare ad una riduzione dei tassi e a un conseguente cambiamento di rotta della FED nell’ultima riunione dell’anno 2023, in dicembre.

La situazione è molto delicata e uno scivolone è un grande rischio da correre nelle prossime settimane, a partire dalla metà di maggio, un prezzo da pagare per ritrovare un equilibrio meno precario verso l’ultimo trimestre dell’anno.

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Maurizio Monti

  Editore TRADERS’ Magazine Italia