Aquilone Cosmico

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Un altro 2008? 

Era il 22 giugno del 1986 e nello stadio Azteca di Città del Messico, davanti a 114.580 spettatori, si stanno disputando i quarti di finale della Coppa del Mondo di calcio.
 
L’Argentina si trova tragicamente di fronte l’Inghilterra, con la quale solo 4 anni prima, a causa della strategia di distrazione operata dalla scellerata dittatura al potere in quel periodo nel Paese sudamericano, è scoppiata una inutile quanto disastrosa guerra per la dominazione sulle Isole Malvine (o Falkland come ripetono con forza gli inglesi).
 
La tensione socio-politica per questa partita era alle stelle… un campo da calcio può diventare terreno di rivalsa, terra di conquista, sede di una vendetta tutt’altro che sportiva, e l’Argentina aveva il suo asso nella manica: ‘el peluza’, ‘el pibe de oro’, il 10, Diego Armando Maradona.
 
Lui, semplicemente il miglior calciatore della storia, l’aquilone cosmico, come lo chiamavano per il fatto di cambiare spesso idea come cambia il vento, avrebbe lasciato la sua impronta indelebile su questa partita e sul percorso della “seleciòn argentina” al mondiale messicano.

Dopo un primo tempo a reti bianche, a soli 6 minuti dall’inizio della seconda frazione, va in scena il primo atto: la “mano di Dio”.

Dopo un rimpallo la palla va alta verso il portiere: 185 cm, che possono alzarsi al cielo con le mani, contro i 165 di Diego, ma che vola più in alto di tutti e con un pugnetto nascosto dietro la parrucca riccia insacca beffardamente la porta difesa da Shilton.
 
Tutti protestano, ma l’arbitro consacra mondialmente il gol.
 
(In una successiva intervista gli chiesero “ma l’hai presa con la mano?” Rispose: “Metà con la testa, e metà è stata la mano di Dio!”)
 
Ma la storia ancora doveva finire di scriversi. Non passano nemmeno 4 minuti e va in scena il secondo atto dell’opera lirica del calcio: il “goal del secolo”.
 
«… la tocca per Diego, ecco, ce l’ha Maradona. Lo marcano in due, tocca la palla Maradona, avanza sulla destra il genio del calcio mondiale, e lascia lì il terzo e va a toccarla per Burruchaga… sempre Maradona… genio, genio, genio… ta-ta-ta-ta-ta-ta… goooooooooool… voglio piangere… Dio Santo, viva il calcio… golaaaaaazooo… Diegooooooool… Maradona… c’è da piangere, scusatemi… Maradona in una corsa memorabile, la giocata migliore di tutti i tempi… aquilone cosmico… Da che pianeta sei venuto, per lasciare lungo la strada così tanti inglesi? Perché il Paese sia un pugno chiuso che esulta per l’Argentina… Argentina 2, Inghilterra 0… Diegol, Diegol, Diego Armando Maradona… Grazie, Dio, per il calcio, per Maradona, per queste lacrime, per questo Argentina 2, Inghilterra 0
 
Il relatore Uruguayano Victor Hugo Morales ci regala questa che è stata definita un’ode al gioco del calcio e dalle sue parole è chiara l’intensità con cui fu vissuto questo gol.
 
L’Argentina va sul due a zero, la ‘perfida Albione’ è a terra e la storia è scritta.
 
Dopo aver sconfitto il Belgio in semifinale e la Germania in una sudatissima finale, l’Argentina è per la seconda volta Campione del Mondo.
 
Un nanerottolo pieno di capelli, venuto da una villa povera di Buenos Aires, quinto di otto fratelli, cresciuto in una realtà difficile dove la madre, simulando mal di pancia, non mangiava per lasciare quel poco che c’era ai figli, ha consacrato l’Argentina nell’Olimpo massimo dei vincitori… la rivincita dei poveri contro i potenti.
 
E questo fu anche il preludio a quello che sarebbe successo l’anno dopo a Napoli… semplicemente il miglior calciatore della storia, sempre dalla parte dei deboli, ha scritto una storia piena di passione e significato.
 
38 anni sono passati.
 
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Michele Monti

Editorial Board
Istituto Svizzero della Borsa