19 ottobre, così fu il Black Monday

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I pessimi sintomi.

Il Fear & Greed Index di CNN è stabile da giorni sul valore di 35: la lancetta ben piantata nel segmento della paura, ma non paura estrema. Un 19 ottobre 2023 che pare non assomigliare a quello di 36 anni prima

La giornata di ieri era, infatti, il 36esimo anniversario del grande crollo del Black Monday: 19 ottobre 1987, quando i mercati americani crollarono del 20%.

Quel giorno, in Europa, ci svegliammo con la notizia sinistra di un improvviso crollo della borsa di Hong Kong: -6% e tutti a chiedersi che cosa mai fosse avvenuto ad Hong Kong di così grave. In realtà era un po’ di ipercomprato.

Le borse europee seguirono con cadute piuttosto impressionanti degli indici. Di colpo ci si era accorti di avere comprato troppo e troppo in fretta.

Wall Street aprì con un clamoroso gap down, aveva giù perso più del 6% in apertura. La giornata fu la peggiore della storia, con il Dow Jones che perse il 22.61%. In un solo giorno.

95 titoli dell’S&P500 non riuscivano ad essere quotati e ne fu ritardata l’apertura. Lo stesso avvenne a 11 titoli del Dow Jones.

Durante tutta la giornata ci furono in e out di titoli: continue scomparse e ricomparse sul listino.

195 titoli sulle 2.257 azioni quotate al Nyse subirono interruzioni e ripartenze di negoziazione, in un clima di panico estremo e irrazionalità diffusa.

Tutti i computer e i sistemi di comunicazione furono sopraffatti dal volume di negoziazione, mentre alcuni ordini rimanevano in attesa per diversi minuti, alcuni furono eseguiti dopo oltre un’ora.

Gli ultimi 90 minuti di negoziazione furono pura follia e l’accelerazione ribassista fu senza precedenti.

L’evocazione del Black Monday nel giorno dell’anniversario fa sempre pensare se tale fenomeno potrebbe ripetersi.

Allora, si cercano le analogie.

In effetti c’è una singola analogia fra quello che avviene oggi e quanto avvenuto nel 1987. L’aumento dei tassi di interesse sui bond.

Il rendimento dei Treasury a 10 anni nel 1987 era salito da 8.5% di luglio a oltre il 10% di metà ottobre.

Anche oggi nell’arco di pochi mesi, l’impennata del rendimento sui Treasury li ha portati da 4% circa a luglio a 5% circa a ottobre. Insomma, in proporzione, lo stesso aumento.

Manca però all’appello, rispetto al 1987, la componente fondamentale per un crollo: un forte ipercomprato. 

Il mercato sta semplicemente ricercando un supporto all’interno del range del 2022. E vaga dentro quel range, in modo piuttosto disperato e ondivago.

Complice anche quell’atmosfera da uovo sbattuto, di cui abbiamo parlato, accennando alla grande frammentazione dei movimenti dovuti al mercato delle opzioni giornaliere e di brevissimo periodo.

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P.S.: L’S&P500 ieri ha chiuso sotto 4300. Prossima tappa obbligata 4275 e poi 4225.

Sessione di negoziazione piuttosto convulsa, con qualche breve cenno di isteria.

Powell è stato portato via prima del suo intervento all’Economic Club di New York per ragioni di sicurezza. Poi è ricomparso.

Per confermare quello che dice da tempo.  

I mercati hanno reagito con un su e giù che prima è andato a toccare 4365 (a 4375 c’era un livello critico che non poteva essere toccato) e poi lo ha fatto ripiombare negli inferi a 4325, livello che ha ceduto al quinto tentativo di attacco.

Chiusure sotto i supporti sono sempre pessimi sintomi. Il ribasso continua.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa