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Intervista a Sergio Cammariere (seconda parte) – Il Cantautore libero del mare

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Milano. Intervista telefonica avvenuta il 15 aprile 2021

Nella scorsa uscita, ho dato il via alla bella e ricca intervista che ho potuto fare al noto cantautore italiano Sergio Cammariere, con il quale si è parlato degli ultimi suoi successi, ultimi in termini cronologici. Così abbiamo scambiato due chiacchiere sul suo album ‘Piano nudo’ di sola musica al pianoforte senza voce, senza parole, sul suo libro ‘Libero nell’aria’, scritto a quattro mani con l’amico e professionista Cosimo Damiano Damato, e su quella discesa, nel 2003, dalla scalinata più prestigiosa per la canzone italiana, quando arrivò sul podio sanremese con ‘Tutto quello che un uomo’. Ci siamo brevemente soffermati, Sergio e io, su alcuni eventi accaduti nella sua vita, teneri e fanciulleschi alcuni, drammatici e profondi altri, ma tutti significativi per quel ragazzo che lasciava la famiglia e la città natale, Crotone, per realizzare il suo sogno, la musica, riuscendoci.

Musica = Mare e Matematica

Basile: So che Crotone è la tua città di origine e mi sovviene che di te hai affermato più volte di essere un uomo di mare, anche nel senso musicale.

Sergio Cammariere: Il mare conta per me, insieme alla matematica. Le due cose sono connesse. Il mare mi affascinava in un mondo onirico, quello del bambino sognante, perché il suono delle onde mi faceva addormentare e tuffare in un universo diverso, nel quale io sentivo una musica dentro di me che scaturiva dal mio cuore. La mattina mi svegliavo con una memoria interna, che non faticavo a trasferire poi su di uno strumento. All’epoca, avevo sette anni, suonavo la melodica soprano, una sorta di tastierina su due ottave. Su quelle due ottave ho capito tutto! Ho capito i segreti dell’armonia, come si muovono i gradi. Ciò mi fece entrare in un mondo matematico, algoritmico, perché la musica ha delle regole e ha delle convenzioni che ritornano in tutte le canzoni. Ogni canzone ha la cadenza, per esempio, che è il grado[1] ‘secondo’ ‘quinto’ ‘primo’[2], è come dire Re minore-Sol maggiore-Do maggiore per ritornare al Do. Questo algoritmo mi ha aiutato a percepire e a riconoscere qualsiasi cosa io ascoltassi, dalla musica classica al Blues al Jazz alla musica leggera: qualsiasi cosa questo bambino, che ero io, ascoltasse riusciva a riprodurla, a suonarla.

(Sergio ha l’orecchio assoluto, è in grado di riconoscere e riprodurre la frequenza di un suono,ndr).

Basile: Mi sono fatta l’idea che i generi a te più vicini siano la musica classica e il Jazz.

Sergio Cammariere: Non solo, anche il Rock e molti altri generi, perché tutta la musica è bella, basta che dia delle emozioni. Per esempio, se si pensa agli anni 70, come si fa a non ricordare la musica dei Pink Floyd o dei Led Zeppelin?

Basile: Già! Memorabili, ad esempio, ‘Stairway to Heaven’ dei Led Zeppelin (www.youtube.com/watch?v=LOLzmNSvWMo) e ‘Another brick in the wall’ dei Pink Floyd (www.youtube.com/watch?v=QkF3oxziUI4).

Sergio Cammariere: Tornando alla tua osservazione, sì, nella mia intimità la musica classica mi ha formato molto. Comunque, è essa stessa Rock! Pensa ad Albinoni o a Vivaldi, al basso continuo nella musica italiana da camera tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo! La classica è una musica che mi ha insegnato tanto, è magnifica. Mi vengono in mente i nostri grandi clavicembalisti, come Scarlatti (https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Scarlatti), i grandi interpreti, quali Vladimir Horovitz (https://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Horowitz) o Arthur Rubinstein (https://it.wikipedia.org/wiki/Arthur_Rubinstein). Pensiamo poi ad Arturo Benedetti Michelangeli e al concerto in sol di Ravel (https://www.youtube.com/watch?v=9zIXSqyYyq0) e a quando suonava Debussy[3] e, relativamente al Jazz, ai moltissimi grandi pianisti, fra i quali: Bill Evans (https://it.wikipedia.org/wiki/Bill_Evans),

Thelonious Monk (https://it.wikipedia.org/wiki/Thelonious_Monk),

Erroll Garner (https://en.wikipedia.org/wiki/Erroll_Garner),

Teddy Wilson (https://it.wikipedia.org/wiki/Teddy_Wilson),

McCoy Tyner (https://it.wikipedia.org/wiki/McCoy_Tyner),

Keith Jarrett (https://it.wikipedia.org/wiki/Keith_Jarrett),

Chick Corea ( https://it.wikipedia.org/wiki/Chick_Corea ),

Herbie Hancock (https://it.wikipedia.org/wiki/Herbie_Hancock).

La musica è un vasto mondo che non finisce mai.

L’orecchio assoluto fin da un ‘Per Elisa’

Basile: Ho letto che, quando eri bambino, tuo zio dall’Inghilterra ti aveva trasmesso la passione per la musica classica e che, una volta, sentisti una tua cuginetta suonare Beethoven al piano.

Sergio Cammariere: Certo, si trattava della sonatina di Beethoven ‘Per Elisa’! Guarda, ho il piano qui davanti. Ma tu sei anche pianista?

Basile: No no, sono davvero ignorante al riguardo (confesso, ndr.)

Mentre mi viene da ridere, per tanto che è simpatico Sergio e per l’imbarazzo di dirmi incapace di suonare il piano come, ahimè, qualsiasi altro strumento, il mio intervistato mi regala, a sorpresa e per telefono, le note di ‘Per Elisa’. Così Beethoven prende vita in un momento, con la leggiadria di chi, come Cammariere, vive nella musica e sa renderla un’opera d’arte solo con un tocco. Sarà che il brano è forse il più noto fra i bambini ed è conosciutissimo anche da chi non è un intenditore o sarà che è un pò triste, ma in una frazione di secondo mi commuovo senza farmi notare.

Sergio Cammariere: Io fui catturato da quella melodia. Avevo ancora le dita piccolissime. Ricordo che il mio primo maestro di canto e musica, il Maestro Campagna, mi disse ‘tu, prima di arrivare a suonare ‘Per Elisa’, devi imparare le scale cromatiche’. C’era tutto un percorso da fare, ma io non lo seguii affatto, del resto, nel giro di un mese, ‘l’ebbi tirata ad orecchio’.

Basile: Intendi dire che scopristi di avere l’orecchio assoluto?

Sergio Cammariere: Esattamente. Tutto ciò che ascolto io lo ‘tiro ad orecchio’, senza la partitura.

Basile: Quanti hanno nel mondo questa caratteristica, questo talento?

Sergio Cammariere: Molti. Comunque, tutti i musicisti hanno la capacità di riconoscere l’altezza del suono, la nota. Diventa più difficile quando entri nelle temperature diverse, il che accade, per esempio, con le musiche che non appartengono al mondo occidentale, ma a quello africano, arabo, indiano e così via. Perché si chiama il ‘clavicembalo ben temperato’[4], quello di Bach? Perché trovarono la temperatura alle dodici note: se, sul pianoforte, sull’organo, sulla tastiera, si tratta di suoni temperati, su strumenti quali quelli ad arco, pensa al violino, le note hanno una temperatura infinita, infatti si può suonare il quarto di tono. Per capirci, mi viene in mente la musica araba, dove il quarto di tono è tradizionalmente consueto. Noi non siamo abituati ad ascoltarlo, può sembrare una stonatura, io ne sono rimasto affascinato. Fra gli artisti della musica araba, penso a Fairuz, una grande cantante libanese (https://it.wikipedia.org/wiki/Fairuz), o al gruppo dei Tinariwen, oggi famosissimo, che mescola il Blues Rock e la World music, compresa quella Tuareg dei nomadi del Sud Sahara (https://it.wikipedia.org/wiki/Tinariwen). Ecco, questa musica ha completato la mia conoscenza. Per esempio, in un mio album del 2009, che si chiama ‘Carovane’ (https://www.youtube.com/watch?v=brYumbxqZ8k), ho fatto sperimentazione: in quell’occasione, ho invitato degli artisti indiani, fra cui Sanjay Kansa Banik (https://www.facebook.com/sanjay.k.banik.1), ricorrendo a degli strumenti per la musica indiana, chiamati Tabla e Sitar[5], e ho contaminato la mia canzone. Queste sono le avventure che avvengono grazie alla magia della musica: si può viaggiare, rimanendo fermi. Il vero creativo può trovare il senso intuitivo, di ispirazione, anche stando fermo in una stanza. Certo, i miei viaggi in Africa e in Sud America hanno anch’essi esercitato una forte influenza sulla mia musica.

Basile: A proposito di quei viaggi, ho letto che il Brasile ha costituito una parentesi importante per te.

Sergio Cammariere: Assolutamente. Era il 1988. Ho conosciuto tanta musica che in Italia non era ancora arrivata. E poi ho avuto la fortuna, qualche anno dopo, di incontrare Sergio Bardotti (https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Bardotti), che è stato uno dei più grandi promotori della musica brasiliana, nonché produttore di ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’ di Fabrizio De André e, nel 1971, di ‘Concerto grosso’ dei New Trolls con Louis Bacalov. Quest’ultimo era un disco pazzesco, era una contaminazione di musica classica e Rock insieme, uno dei primi dischi di Prog Rock[6]. Bardotti produsse anche il noto album cantato da Ornella Vanoni ‘La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria’ (https://www.youtube.com/watch?v=ije2b2gMXQE), realizzato con il poeta e cantautore brasiliano Vinícius de Moraes (https://it.wikipedia.org/wiki/Vin%C3%ADcius_de_Moraes).

Jimbo. L’amicizia vera ‘videoripresa’ di Sergio, Gianmarco, Luca

F1) Uno scatto figura intera di Sergio Cammariere


Sergio Cammariere in uno scatto dal look sportivo.
Fonte: Ufficio Stampa Letizia D’Amato

Basile: So che avevi una casa a Roma in Via Flaminia, dove ti incontravi con tanti amici e colleghi con i quali componevi musica. A proposito di amici, la persona che ho intervistato poco tempo fa è..

Sergio Cammariere: Jimbo[7]! Ho letto anche il tuo articolo. Ho proprio visto lui nell’intervista, il compare Jimbo.

Basile: Mi fa piacere! So che siete amicissimi tu e Gianmarco. Per me è stata una bella coincidenza che, dopo lui, intervistassi proprio te. Nulla capita a caso. Ma spiegami meglio il tuo commento.

Sergio Cammariere: Sai, suo padre è stato un monumento del cinema italiano, però Gianmarco ha sofferto, perché Ugo non veniva/viene ricordato, non abbastanza e non sempre.

Basile: Sì, l’ho appreso e devo dire che condivido e apprezzo il suo dispiacere, come anche il suo tentativo e quello di tutta la sua famiglia, nonché di alcuni comuni che, grazie a Ugo Tognazzi, ebbero più fama e visite del previsto, di sopperire al vuoto istituzionale con eventi in sua memoria.

Sergio Cammariere: Poi, questi grandi maestri a volte soffrono di depressione. Jimbo mi ha sempre parlato dei suoi ricordi nella casa in campagna a Velletri, di quando Ugo e Vittorio (Gassman, ndr.) si chiudevano insieme in camera per piangere. Nei momenti di stasi, di buio, ti entra una grande tristezza dentro, può succedere proprio a tutti. Il successo bisogna veramente centellinarlo giorno per giorno, facendo crescere una certa propensione all’equilibrio, perché, si sa, l’artista equilibrato lo è fino a un certo punto.

Basile: Verissimo! Nel mio piccolo, il mio essere artista mi sbilancia di tanto in tanto. Impegnarsi in altro aiuta molto.

Sergio Cammariere: Per esempio, la famiglia aiuta in tal senso, fare i figli.

Basile: Anche un’altra passione, un interesse, un lavoro da curare senza dipendere da altri aiutano. Lo stesso Gianmarco si definisce da qualche tempo un ‘vinificattore’: prima vinifica poi fa l’attore.

Sergio Cammariere: Esatto! È meglio non dipendere sempre da qualcun altro.

Tornando a Jimbo, è una persona d’oro, generosa. Pensa che la mia prima telecamera me l’ha portata lui. E poi – nel libro non l’ho scritto – nella settimana cruciale che ha cambiato la mia vita nel marzo 2003 a Sanremo, Gianmarco era con me, dormiva con me. Eravamo sempre uniti, sempre insieme. Uniti anche il giorno del suo matrimonio: sono stato il testimone di nozze di Jimbo e Valeria (Pintore, ndr), che, tra l’altro, lui ha conosciuto a un mio concerto in Sardegna.

Basile: Mi colpisce – e me l’aveva anticipato la mia amica Alina Di Biase che tu conosci bene – che tu e Gianmarco siate così legati in profondità e da tempo, perché credo nel valore dell’amicizia vera e duratura. Anche Luca Lionello viene menzionato ripetutamente nel libro come tuo grande amico.

Sergio Cammariere: Certamente. Inoltre, Gianmarco e Luca sono coloro che mi hanno fatto entrare definitivamente nel mondo del cinema, sebbene io avessi già fatto la mia prima colonna sonora, nel 1992, per un film di Pino Quartullo, intitolato ‘Quando eravamo repressi’. Ad oggi, in tutto, ho curato una ventina di colonne sonore. Nel libro non l’ho detto, ma, nel 2007 con Mimmo Calopresti nel film ‘L’abbuffata’ e nel 2010 con il trombettista Fabrizio Bosso ho anche musicato tre cortometraggi (muti) di Charlie Chaplin (https://nutrimente2.wordpress.com/2010/06/16/cinema-tre-corti-di-charlie-chaplin-musicati-da-sergio-cammariere/ ) del 1915: ‘Charlot vagabondo’, ‘Charlot alla spiaggia’, ‘Charlot a teatro’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Charlot).

(Un momento del duo Cammariere-Bosso, dunque di piano e tromba, nel 2009, a Roma al Parco della Musica: https://www.youtube.com/watch?v=hsXXxbqz9S8 , ndr).

Basile: Tornando a Gianmarco, quello che lui dice – io lo condivido al 100% – è che sarebbe importante tramandare alle nuove generazioni i ‘mostri’ del passato. Ogni epoca ha i suoi geni, in qualsivoglia arte e settore, che ogni società e civiltà dovrebbero rendere noti alle popolazioni che verranno, nel nome di una memoria culturale. Soprattutto, noi italiani abbiamo un patrimonio incredibile, che non può andare perso, né essere trascurato o dimenticato. Tu cosa ne pensi?

Sergio Cammariere: L’Italia è il paese più bello del mondo e le sue bellezze architettoniche lo dimostrano, no? Penso, per esempio, all’arte custodita dagli Uffizi o ai Musei Vaticani. Ma qui bisogna agire a livello educativo, pedagogico, sulle nuove generazioni. Bisogna farlo, nel settore musicale, per far conoscere la musica vera, che non è quella che passa su Tik Tok. Lo stesso dicasi per il Cinema, sia italiano sia non, e per i mostri sacri, come i grandi registi. Mi riferisco, oltre che agli italiani, anche ai registi francesi e americani, come Kubrick e Spielberg. Per essere riconoscenti bisogna essere educati (alla musica, al cinema, all’arte e alla letteratura), scoprendo i geni e le loro opere e, in tal modo, conoscendoli. L’educazione così intesa inizia da scuola e famiglia, che dici?

Basile: Assolutamente concorde. Trovo questa posizione fondamentale.

L’intervista continua, nei prossimi giorni pubblicheremo la terza parte.

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Cadenza; https://it.wikipedia.org/wiki/Orecchio_assoluto.
  2. Leggo ‘Cadenza II V I significa dunque cadenza che procede attraverso i gradi “secondo”, “quinto” e “primo” della scala di riferimento più importante che è la scala maggiore: https://www.jazzlab.saxonline.it/w3/teoria/le-cadenze/cadenza-ii-v/#:~:text=Cadenza%20II%20V%20I%20significa%20dunque,che%20%C3%A8%20la%20scala%20maggiore.&text=Nel%20caso%20della%20tonalit%C3%A0%20di,note%20RE%20SOL%20e%20DO.
  3. Famosa la sua serie delle opere di Debussy per la Deutsche Grammophon (https://it.wikipedia.org/wiki/Arturo_Benedetti_Michelangeli#Carriera_e_tecnica_pianistica)
  4. Il clavicembalo ben temperato: https://it.wikipedia.org/wiki/Il_clavicembalo_ben_temperato
  5. Strumenti musicali indiani: https://musicaindiana.weebly.com/gli-strumenti-della-musica-indiana.html#:~:text=Il%20sitar%20%C3%A8%20uno%20strumento,che%20letteralmente%20significa%20tre%20corde.
  6. Il Prog o Prog Rock era un genere di Rock aggressivo: https://it.wikipedia.org/wiki/Rock_progressivo.
  7. Soprannome di Gianmarco Tognazzi

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
Email: alessandraeffort@icloud.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
Blog: https://alessandrabasileattrice.com/blog/

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