Musk: blackout elettrici già nel 2025

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Targhe alterne.

Dal 2035, secondo le decisioni dell’Unione Europea, non potranno essere più vendute automobili a combustibili fossili.

Significa che dovranno essere vendute, di fatto, solo auto elettriche.

Gli italiani hanno dimostrato tutto il loro scetticismo, finora, sull’auto elettrica. L’Italia è infatti negli ultimi posti nella classifica di diffusione di tale mezzo.

L’Unione Europea dimostra di essere, ancora una volta, lontanissima dalla propria realtà: è una delle zone del mondo a più alto sviluppo economico, ma catastroficamente dipendente dall’esterno per le fonti energetiche.

E anziché puntare sulla diversificazione, prende una decisione scellerata: l’automobile monotematica, al momento solo elettrica.

Nel giugno del 2021, un fisico argentino, Juan Carlos Bolcich, affermò che “l’elettricità non dovrebbe rappresentare più del 50% dell’energia che può essere generata direttamente, perché il problema è la rete elettrica”.

Bolcich è nato il 27 agosto 1947 a Necochea, ha studiato ingegneria meccanica all’Università Nazionale di La Plata fra il 1967 e il 1969. Scoprì la sua passione per la fisica e si trasferì a San Carlos de Bariloche, per prendere la Laurea in Fisica presso l’Istituto Balseiro, sito nel Centro Atomico di Bariloche.

Lì raggiunse la laurea nel 1972 e dieci anni dopo il Dottorato in Fisica.

Esperto di fisica dei metalli e di materiali nucleari, cominciò a studiare le energie rinnovabili, concentrando l’area di ricerca sull’uso dell’idrogeno.

Dopo 40 anni di studi e specializzazione, è Vice Presidente per l’America Latina dell’Associazione Internazionale per l’Energia dell’Idrogeno, dal 2012.

A metà degli anni novanta, divenne famoso nella comunità scientifica internazionale, facendo funzionare il motore di una Renault 9 con l’idrogeno iniettato nella camera di combustione, al posto della benzina.

“L’iniezione diretta dell’idrogeno permette il mantenimento dei motori a combustione, solo il gas che brucia è idrogeno e quello che esce dal tubo di scarico è vapore acqueo e non gas serra”: Bolcich ha così descritto tecnicamente l’essenza di quel progetto.

Ma tutto è stato fatto con risorse minime e pochissimo supporto.

“A quel tempo penso che i membri della comunità scientifica non ci sostenevano per gelosia. Alcuni colleghi intuirono le potenzialità del progetto, ma io ero il pazzo Bolcich.”

Papa Francesco ha ricevuto nel 2020 Juan Carlos Bolcich, molto interessato alle sue ricerche nel campo delle energie rinnovabili e dell’applicazione dell’idrogeno

Da 40 anni lo slogan che ripete il fisico argentino è “Guardiamo il cielo, scommettiamo sull’idrogeno”, e sulla base della sua esperienza e ricerca, quando l’Unione Europea prese la decisione di vietare la vendita di nuove auto con motore interno a combustione a partire dal 2035 come misura per mitigare il riscaldamento globale, la sua riflessione è stata puntuale.

“C’è così tanta energia che viene dal sole, dal vento e dai fiumi, che anche se molta se ne perde e l’efficienza non è ottimale, è un bene infinito. La questione è raccogliere quell’energia per poterla utilizzare a seconda della domanda, perché è energia dispersa, non è concentrata in un pozzo come il petrolio. L’elettricità non dovrebbe rappresentare più del 50% dell’energia che può essere generata direttamente, perché il problema è la rete elettrica. Anche se disponiamo di grandi linee elettriche ad alta tensione, queste sono come un viale. Quando il traffico è maggiore del numero di auto che possono circolare, il viale si restringe e il traffico rallenta. La stessa cosa accade con l’elettricità. Ecco perché il futuro non sono le auto elettriche plug-in, ma quelle elettriche a idrogeno. Potrebbero essere celle a combustibile a idrogeno o idrogeno a iniezione diretta, ma non saranno tutte elettriche”.

Ma Bolcich non si è limitato a porre il problema. Lo scienziato argentino ha proposto alcune soluzioni per evitare in pochi anni il collasso delle reti di energia elettrica a causa dell’elevata domanda.

“Ciò che dobbiamo fare è utilizzare queste risorse naturali infinite ma variabili, in modo intelligente. Poiché di notte non c’è il sole, non sempre soffia il vento e non sempre i fiumi hanno portata. Inoltre, anche la domanda è variabile e stagionale. Se la domanda è diretta e l’energia elettrica che viene generata, così come generata, viene consumata, ci saranno momenti in cui non sarà sufficiente e momenti in cui ci sarà un eccesso di produzione. Ciò che deve essere fatto è un materasso. Trasformare quell’energia proveniente da risorse naturali in idrogeno attraverso l’elettrolisi e immagazzinarla per poterla trasformare nuovamente in energia elettrica quando necessario. Per questo motivo le auto elettriche non sostituiranno completamente le auto a combustione, perché le autostrade su cui viaggia l’elettricità non daranno una risposta sufficiente”.

Bolcich, che è uomo di scienza e non di marketing, è tornato alla ribalta, recentemente, grazie ad un uomo di marketing che non è sicuramente un uomo di scienza: Elon Musk.

Alla conferenza Bosch Connected World, Musk ha collegato due grandi eventi contemporanei: lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e la diffusione delle auto elettriche.

“L’attuale domanda di chip è maggiore di qualsiasi corsa all’oro mai avvenuta prima”, ha detto Musk.

La crescita simultanea di domanda di elettricità per la mobilità elettrica e per alimentare i chip relativi agli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale “sta creando una domanda eccessiva per la produzione di energia elettrica”.

Musk, citando Bolcich, ha quindi concluso sostenendo che l’unica soluzione possibile è un impegno a favore dell’energia rinnovabile proveniente dalla più ampia varietà di fonti possibili, ivi compreso l’idrogeno.

In uno dei paesi europei a più alta diffusione di auto elettriche, l’Olanda, si stanno creando ampie zone di carenza di elettricità: a dimostrazione di quanto sostenuto da Bolcich e ora da Musk, che, come produttore di auto elettriche, non è certamente una voce interessata a creare allarmi sulla disponibilità di energia per la mobilità.

Cara Unione Europea, nei tuoi regolamenti è previsto quanto deve essere lunga una carota per potersi chiamare “carota” all’interno dell’Unione: è così, non sto scherzando.

La massa burocratica di cui si è interessata l’Unione Europea è immensa quanto inutile e fine a se stessa.

Il guaio grande è quando decide di interessarsi di qualcosa di serio, oltreché di carote. Tanto, viene da dire, che, forse, se si interessasse solo di carote, farebbe meno danno.

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P.S.: In conferenza, Musk ha sostenuto il grande rischio di black-out elettrici già dal 2025, a causa della possibile evoluzione negativa della carenza di elettricità prodotta, rispetto alla domanda crescente.

Ma l’Unione Europea sicuramente provvederà a questo.

Era il 1973: in Italia non si circolava la domenica e in lunghi periodi dell’anno si inventarono le targhe alterne.

Ci aspettano le targhe alterne, su tutta l’Unione questa volta. Finalmente una soluzione italiana ad un problema europeo.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa