Il Grande Crollo del 1987, seconda puntata

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Il valore degli uomini.                     

Sono le 5.30 del mattino del 15 ottobre 1987, a Lugano, Svizzera.

C’è una pioggerella leggera, clima piuttosto umido, dal lago viene una brezza freddina e un po’ fastidiosa.

Un uomo, racchiuso dentro un impermeabile marrone, risale il lungo lago, a piedi. Ha parcheggiato l’auto nel parcheggio convenzionato con la sua banca e ora si dirige verso il suo ufficio.

Dal lungo lago prende la via trasversale che lo porta in una via centrale, dove c’è la sua banca.

Passo leggermente accelerato, vuoi per la pioggerella e il vento che gli scompiglia un po’ i capelli, vuoi perché sente tutta la tensione di un giorno che potrebbe diventare molto particolare.  

Al secondo piano di un palazzo del centro, si accende la luce bianca di un neon. Il nostro banchiere mattutino è arrivato in ufficio.

E’ un’ora insolita, ma il suo telefono comincia a squillare, già mentre accende il terminale.

Parigi, Londra, Milano, Francoforte, Zurigo. Sembra incredibile ma quel giorno alcuni banchieri europei sembrano avere concordato di sentirsi molto presto.

C’è inquietudine, incertezza.

Il mini-crollo di quasi il 4% del Dow Jones (per l’esattezza fu il 3.81%) il giorno precedente a Wall Street induce a chiedersi se si è trattato di quelle prese di beneficio necessarie dopo un ciclo di grandi rialzi … oppure se è l’inizio di qualche cosa di cui preoccuparsi.

Ed è bene avere le idee chiare. Perché di lì a meno di tre ore cominceranno a chiamare i Clienti più qualificati, in genere i più danarosi, che hanno visto quanto accaduto a Wall Street il giorno precedente e chiederanno un parere ai gestori della banca sui propri capitali investiti.

E ai gestori vanno date informazioni, direttive. Alla clientela si risponde in modo preciso, puntuale, gentile, colloquiale.

Tutti sono d’accordo a valutare positivamente che la Borsa giapponese sembra quasi non essersi accorta del mini-crash americano.

Ma la grande incertezza è la reazione che avranno gli operatori europei.

Francoforte esprimeva forti dubbi sulla tenuta del mercato. La Borsa tedesca, insieme con quella italiana, non aveva replicato le grandi performance dei mercati internazionali: tutto sommato, da questo punto di vista, erano state le borse più sagge in termini di realismo dei valori.

E’ metà mattina, e le notizie peggiori vengono da Parigi. Solo vendite, vendite, vendite.

La giornata scorre, i gestori accusano un moderato stress per le richieste dei Clienti, ma ancora non c’è clima di allarme. Le altre borse?

Nessuna è positiva… o .. anzi. Una è positiva … Milano!

Parigi chiuderà con il peggior risultato da inizio anno, con un micidiale -5.5%. Milano con un +1%.

Le altre borse, tutte negative, ma con ribassi contenuti e mani che hanno comprato e corretto il ribasso in conclusione di seduta.

Intanto, il dollaro continua a scendere. Ai mercati, il disavanzo commerciale americano non va proprio giù.

Wall Street sta macinando una seduta dove sembra, inizialmente, che gli animi si siano calmati rispetto alla giornata precedente.

E’ un giovedì, spesso giorno intermedio: il mercoledì fa il picco, negativo o positivo che sia, e giovedì corregge quel picco. E’ quello che sperano tutti.

E’ una speranza vana, il ciclo del ribasso si è innescato. Alcune banche americane annunciano un incremento del prime rate, il tasso applicato alla clientela primaria. I tassi arrivano a sfiorare il 10%. E’ una soglia psicologica cui si fa fatica a resistere.

Meglio tornare liquidi …  e arriva un’ondata di vendite, più forte da metà seduta in avanti.

Il Dow Jones lascia sul terreno il 2.39%.

Sono le 23.30. La luce al secondo piano di quel palazzo centrale a Lugano si spegne. Ultima luce a spegnersi. Esce un uomo, racchiuso nel suo impermeabile. Ha poche ore per dormire …

Molti pensieri lo tormentano. Se continua così, la borsa americana rischia di perdere il 10% in una settimana … L’esposizione dei portafogli dei clienti comincia a diventare pesante. Domani sarà venerdì 16 ottobre. Chissà che poi il weekend non calmi le acque.

(continua alla prossima puntata).

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P.S.: E’ un racconto vero di una persona vera, all’epoca alto funzionario di una banca luganese vera.

Ho cercato di riportarlo così come mi è stato raccontato dalla persona stessa, a cui va la mia gratitudine per avere condiviso con me alcune sue esperienze.

Dietro i marchi, i loghi, le insegne, ci sono gli uomini. C’è il valore degli uomini.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa