Home Autori Alessandra Basile ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (3 ° parte e un’intervista)

ROMA FF15 Festa del cinema 2020 (3 ° parte e un’intervista)

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Introduzione: i corti di ‘Alice nella città’
È il mio ultimo giorno romano, ahimè, e concludo la mia settimana – che ho dedicato soprattutto a un appuntamento annuale per me imperdibile, la Festa del cinema, che mi regala sempre infinite emozioni, trattandosi del mondo artistico cinematografico – con la selezione dei migliori corti di ‘Alice nella città’, la sezione ‘abitata’ da alcuni film, lunghi o brevi, fuori concorso ufficiale e che prevede vincitori e vinti con attribuzione di premi e riconoscimenti, assomigliando quindi a un vero e proprio mini festival. Ricordo che la Festa del cinema di Roma fu così chiamata per distinguersi dalle cine-manifestazioni di tipo competitivo, avendo il solo obiettivo di proiettare anteprime e non senza concorsi né giurie professionali; l’unico premio è quello del pubblico al suo film preferito.

I corti che ho potuto ammirare sono stati cinque, tutti piuttosto interessanti e con un impegno che era tangibile, ognuno verso una direzione specifica: dal primo incentrato sul tema oggi di estesa sensibilità riassunto nelle parole ‘diversity and inclusion’ a quello sulla ‘rivolta’ degli anziani che, dal secondo piano nel quale la società li ha forzatamente posti, passano in primissimo piano con un azione che scombussolerà il traffico cittadino e attrarrà l’attenzione su di loro; dal corto ambientato in pieno nazismo, un film che definirei perfetto tecnico-stilisticamente e come qualità registica ed interpretativa, al corto incentrato sulla storia di un vecchio uomo molto povero la cui unica fonte di sostentamento è data dalla vendita di cassette, per frutta e verdura, portate a mano e scambiate per pochi euro e la cui ingenuità lo rende vittima ideale di un furbetto senza pietà. Insomma, i temi sono stati vari e per lo più di stampo storico-culturale o sociale. Nel film sul nazismo, l’azione principale, prima pensata e poi realizzata da tre donne ed è così che si conclude il corto, coincide con ciò che la storia ricorda come il ‘Trasferimento dei bambini’, ossia fu messa in piedi una grossa operazione di salvataggio di infanti e bambini, fra il 1938 e il 1940, per nasconderli dalle guardie del regime che li avrebbero spediti nei campi di concentramento; grazie a stratagemmi pericolosi, per fortuna spesso riusciti, tantissimi minori ebbero salva la vita e, solo dopo la resa della Germania nazista e la fine della seconda guerra mondiale, i giovanissimi ebrei (e non solo) uscirono allo scoperto nei vari paesi europei ove erano nascosti. Nel corto con protagonisti gli anziani, invece, l’idea, spiritosa e corroborata da una questione socialmente ed umanamente di tutto rispetto, quella degli agé lasciati ai margini della società e soprattutto delle loro stesse famiglie, è di immaginare che proprio loro, gli uomini calvi o canuti e le donne dai capelli bianchi, dettino regole di vita comune invece di subirle e influenzino così la mentalità comune che li vede spesso inutili senza averne ragione. Quanto al cortometraggio sull’uomo del mercato, lo humour del film è delicato e rispettoso: cresce nel pubblico l’empatia verso quegli occhi stanchi e melancolici quando questi hanno un barlume di felicità perché credono nell’acquisto di un Ape per portare tante cassette vuote al posto di poche a mano e quindi in un guadagno (leggermente) maggiore ma soprattutto nell’acquisizione di rispetto dai compaesani per il protagonista. Infine, nel primo corto un ragazzo tolti i panni di drag queen esce dal locale nel quale ha prima volteggiato spumeggiante e viene picchiato da un gruppo di coetanei. Su ‘Néo Kosmo’, l’ultimo proiettato quel giorno, mi sono dilungata un po’ di più a fine articolo. Complessivamente, complimenti a tutti i cineasti per l’impegno e la capacità di rendere in così breve tempo una storia o una parte di essa che, a distanza di giorni, ricordo quasi perfettamente.

F1) I cineasti dei corti di ‘Alice nella città’ proiettati alla Nuvola di Fuksas


Tutti i cineasti dei corti scelti nell’ambito della sezione ‘Alice nella città’ per la proiezione del 20 ottobre 2020 alla Nuvola di Fuksas.
Fonte: Ph. Gianluca Viti per gentile concessione di Santa Ponsa Film

ADELMO TOGLIANI, introduzione e intervista

Attore (http://www.adelmotogliani.com/#reel ), regista e fondatore, con LAURA BERETTA, della casa di produzione audiovisiva SANTA PONSA FILM; il loro ultimo corto è ‘NÉO KOSMO’.

Adelmo è figlio d’arte. Suo padre Achille – cui è intitolata la scuola di recitazione da lui stesso fondata, la Accademia Togliani (http://www.accademiatogliani.it/ ), un’ Associazione Culturale i cui eredi, tra cui Adelmo che l’ha frequentata negli anni novanta, la portano avanti – era un noto cantante e attore, autore del celeberrimo brano ‘Parlami d’amore Mariù’ e di molte altre canzoni. Adelmo è, dunque, vissuto respirando l’arte in casa. Nel 1995, il nostro intervistato ha girato, in un ruolo protagonista, un film per il cinema: era la prima volta, aveva vent’anni. A ‘Dopo la tempesta’ sono seguiti “Animali a sangue freddo” e “Memsaab”. Non solo i film, però, caratterizzano la storia artistica di Adelmo, ma anche gli spettacoli teatrali: sempre nel 1995, dirige ‘Brothers’ e anche in questo caso si tratta di un esordio. Oltre alle tante produzioni televisive come attore, anche al fianco di Castellitto, Adelmo è stato autore di una serie televisiva e ha diretto un talk show e ‘Snooper’, una trasmissione per giovanissimi andata in onda su Rai Sat. Per la serie il mondo è piccolo, noto anche una collaborazione artistica fra Adelmo-regista teatrale e, da lui diretto nel monologo ‘La specialità di non essere nessuno’, Stefano Sarcinelli-attore, che ben ricordo dalla puntata della serie ‘I delitti del cuoco’ con Bud Spencer, perché la girai anch’io con lui in un piccolo ruolo, dunque come Alessandra-attrice (http://www.fiction.mediaset.it/i-delitti-del-cuoco/stagione-1/cast-artistico.shtml , https://www.youtube.com/watch?v=u3JiRQVKOjg&t=7s ). Dopo questa brevissima parentesi, d’altra parte sono un’attrice oltre che una grande amante di tutto ciò che è teatro e cinema di cui scrivo con gioia immensa, come adesso, torno ai panni di Alessandra-autrice. Dal suo curriculum su wikipedia, Adelmo Togliani non sembra avere mai perso di vista il teatro, il che aumenta la mia stima nei suoi confronti, pur lavorando tanto con il video, per il cinema o la televisione, incluse le sue regie di videoclip, documentari, backstage, corti e mediometraggi. (https://it.wikipedia.org/wiki/Adelmo_Togliani ). L’ultimo film che ha interpretato risale al 2017: ‘La sabbia negli occhi’, presente alla 74° Mostra del cinema di Venezia. Ecco la mia recensione di allora: https://alessandrabasileattrice.com/wp-content/uploads/2018/05/tr11social_basile.pdf .

F2) Adelmo Togliani in un primo piano professionale


Adelmo Togliani regista e autore di ‘Néo Kosmo’, fondatore con Laura Beretta della casa di produzione video Santa Ponsa Film e direttore dell’Accademia creata da suo padre Achille.
Fonte: Ph. Alessandro Pizzi per gentile concessione di Santa Ponsa Film

Segue l’intervista ad Adelmo Togliani per parlare con lui di ‘Néo Kósmo’, Santa Ponsa Film e altri progetti. Partecipa all’intervista Laura Beretta, produttrice e sua partner in crime.

Roma. Intervista effettuata il 20 ottobre 2020.

La trilogia di Togliani: (forse) una serie antologica per i tanti temi fantascientifici

Basile: Mi hai detto, Adelmo, che ‘Néo Kosmo’ fa parte di una trilogia di cui è il secondo anello. Ma la prima domanda è: con chi hai scritto i tre corti?

Adelmo Togliani: Sia ‘La Macchina Umana’ che ‘Néo Kosmo’ li ho scritti io e li ho prodotti con Laura Beretta. Con Simone Siragusano (https://www.imdb.com/name/nm6924275/ ), ho condiviso la regia del primo, mentre ho diretto da solo ‘Néo Kosmo’, che ho anche scritto. In questo ultimo anno ho iniziato una proficua collaborazione con lo sceneggiatore Gianni Quinto (https://www.linkedin.com/in/gianni-quinto-1a105930/?originalSubdomain=it ), che è anche un amico. Insieme abbiamo sviluppato il soggetto di serie e il lungometraggio che derivano dal corto ‘Néo Kosmo’ e un terzo corto di genere sci-fi dal titolo ‘Il patto col diavolo’. E saranno tutti prodotti da Santa Ponsa Film, la produzione che Laura ed io abbiamo costituito assieme.

Basile: So che con ‘Néo Kosmo’ sarete presenti a un festival importante per i film proprio sui temi scientifici, il Trieste Science+Fiction festival: https://www.sciencefictionfestival.org/trieste-sciencefiction-festival-2020/european-fantastic-shorts-melies-dargent-competition/neo-kosmo/

Adelmo Togliani: Sì. Si tratta di uno dei festival più importanti d’Europa forse del mondo su queste tematiche. Esistono gli Oscar della fantascienza che si chiamano Méliès. Sono premi importanti ed essere selezionati questa volta in concorso è stato un motivo per me di grande soddisfazione, anche perché i selezionati non sono tantissimi al contrario delle opere che vi arrivano da tutto il mondo. Eravamo già stati presenti al festival nella vetrina corti un paio d’anni fa con ‘La macchina umana’, il primo appunto della trilogia di cui, come hai detto, ‘Néo Kosmo’ fa parte; rispetto ad allora, abbiamo fatto un bel salto, del tutto inaspettato.

Da Wikipedia due parole sul premio Méliès a cominciare dal Méliès d’or. È un premio cinematografico assegnato ogni anno, dal 1966, con il nome del pioniere cinematografico Georges Méliès, al miglior film fantastico europeo dalla European Fantastic Film Festivals Federation attraverso la collaborazione dei diversi festival dedicati, in tutta Europa, dai quali escono i vincitori dei Méliès d’argento per concorrere poi a quello d’oro in un successivo festival. Nel 2002 è iniziata la premiazione anche dei cortometraggi.

Laura Beretta (precisa): ‘Néo Kosmo’, presentato nella sezione ‘Alice nella città’, parteciperà alla ‘Méliès competition’ del prossimo Trieste Science+Fiction festival il 2 novembre 2020.

Per un caso proprio oggi 2 novembre sto trascrivendo l’intervista che va a integrare in modo sostanzioso il mio articolo sulla festa del cinema, diviso in tre parti di cui questa, la terza, è a sua volta splittata in due uscite. E proprio oggi, il giorno dedicato a chi non c’è più, ci ha lasciati, creando un vuoto e uno sconforto indicibili che aggiungono dolore a questo temuto e sfortunato 2020, il grande e inarrivabile, spiritoso intelligente umile e geniale, mattatore Gigi Proietti. Mentre riascolto questa mia intervista per tramutarla in un nero su bianco, Roma, oltre a tutto il Bel Paese, piange fiumi di lacrime sincere per l’ultimo dei grandissimi del nostro panorama culturale e innanzitutto teatrale. Rimando alla conclusione il mio pensiero su un Artista unico, ma ora dico: ‘ci vorrebbe un effetto fantascientifico per farlo tornare qui sulla Terra, quanto sarebbe bello che fosse lui il Méliès di tutti noi!’. Del resto solo la fantascienza potrebbe, forse un giorno potrà, battere la morte fisica.

Basile: Parlando di trilogia e visto che si tratta di tre corti o episodi, mi riassumi, Adelmo, i temi dei primi due, ‘La macchina umana’ e ‘Néo Kosmo’? il terzo come si chiamerà?

Adelmo Togliani: Nel primo, sostanzialmente il robot non è interessato a sostituirsi all’uomo, è proteso verso qualcosa che vuole raggiungere naturalmente. Nel momento in cui l’uomo crede di aver perseguito un risultato, che l’esperimento sia riuscito, ossia che il robot sia divenuto senziente, la stessa macchina svela che non vuole assolutamente essere un sostituto dell’essere umano. Nel secondo, il robot ha delle opportunità per rendersi indipendente dall’uomo e, invece, si rivela più umano degli umani, ponendosi la domanda su di loro (persino lui!) ‘ma questi dove stanno andando?!’, così in lui si configura una sorta di giudice dell’umanità anche più estremo del protagonista del primo corto.

Basile: Sintetizzando i primi due: ‘il robot e l’uomo, nessun sostituto’, ‘il robot e l’uomo, chi è più umano?’. Adelmo, come mai questa scelta della trilogia?

Adelmo Togliani: Perché i temi della fantascienza meritano tanto spazio. Non abbiamo la possibilità oggi di mettere insieme un lungometraggio, anche se potrebbe accadere a breve perché abbiamo già scritto il soggetto. L’idea è quella di espandere ‘Néo Kosmo’. La fantascienza si presta a discussioni e approfondimenti in quantità. Io ho voluto raccontare un mondo in cui la tecnologia vuole essere strumento dell’uomo cui i robot non vogliono essere assimilati. Se in ‘La macchina umana’ i robot vengono progettati per sostituire l’uomo, del tipo l’uomo sta a casa e il robot esce al posto suo, anche se è l’uomo a volerlo mentre il robot chiede persino di essere disattivato, in ‘Néo Kosmo’ il tema è approfondito, perché la macchina deve obbligatoriamente prendere il posto degli esseri umani fino al punto di crescere i loro bambini piccoli che, restando fuori del ‘Néo Kosmo’, rischiano di essere trascurati, così è necessario che intervengano i robot. Tutto ciò risiede nella teoria che la macchina, il robot, finirà per svolgere alcune attività svolte dall’uomo. Oggi abbiamo la badante dell’Est che sostituisce la figlia che non può prendersi cura della madre anziana malata, per fare un esempio. Un giorno ci sarà il robot così detto sostituto. Io ho immaginato un mondo quasi totalmente virtuale nel quale, indossando un casco, ci si immerge per lavorare, incontrare gente, fare riunioni e così via; in questo mondo a parte, i bambini troppo piccoli non ci sono, perché mettere loro un casco sarebbe poco etico ma soprattutto poco pratico, se lo toglierebbero subito. Dunque, restano fuori, ma, se tutti gli uomini indossano il casco e vivono al di là del reale, chi si occupa dei piccolissimi esseri che gattonano a terra o peggio sono ancora nelle culle? I robot. Invito così ad una riflessione.

Basile: Mi puoi approfondire il concetto, rapportato ad oggi?

Adelmo Togliani: Oggi siamo già tutti sul cellulare costantemente, spesso con il collo piegato sullo schermo. La realtà virtuale non è qualcosa che ho inventato io, no? Aggiungiamoci che, per i ‘nativi digitali’, non sarebbe un problema quello di mettersi su un casco che permettesse loro di stare ’da un’altra parte’ e proprio loro fra vent’anni rischieranno di trasformarsi in degli adulti che vivranno lì dentro, nel virtuale.

Basile: L’immagine del bimbo che si leva il casco e torna alla realtà vera mi ha rimandato quella di ciascuno di noi quando finalmente si strapperà di dosso l’odiata mascherina anti-Covid19. Anche perché essa evidenzia la necessità di tenere una distanza, una piccola barriera, fra noi e gli altri ed un modo di vivere, estremizzato ulteriormente dal casco, in sempre maggiore distacco e solitudine.

Adelmo Togliani: Certamente. Noi siamo comunque degli esseri sociali. Anche se abbiamo culture diverse che divergono anche su questo aspetto. Per esempio, mi ricordo di quando pochi anni fa ho ricevuto un premio del pubblico, grazie a un mio lavoro portato lì, al Beijin Film Academy (https://www.china-admissions.com/beijing-film-academy/ ), la scuola nazionale di cinema di Pechino, cui avevano partecipato, con 84 opere in concorso, 50 paesi rappresentati da dei cineasti stranieri accompagnati da un tutor ciascuno; ebbene, anche rivedendo le foto scattate in quella occasione, ti dirò che un distanziamento era già stato applicato, dai locali; alla mia premiazione, io ringraziai la persona che mi aveva consegnato il riconoscimento con una stretta di mano, un abbraccio e persino un bacio, al che era seguita un’ovazione per lo stupore gioioso. Un gesto normale per un italiano, per me naturalissimo, che invece nessuno lì si sarebbe atteso. Il modo di vivere la socialità varia di paese in paese e fra le culture, ma resta un valore importante universale. L’analogia fra noi oggi e il bambino del corto è perfetta: per esempio, io voglio abbracciare i miei genitori e ora non posso: io e i miei genitori indossiamo la mascherina, lui ha un genitore con un casco su. I genitori di ‘Néo Kosmo’, però, sono anche assenti: potrebbero togliersi il casco e non lo fanno.

Basile: Tornando al discorso della trilogia, è corretto pensare che la fine di ‘La macchina umana’ sia l’inizio di ‘Néo Kosmo’, che si conclude in modo da introdurre al terzo film del trittico?

Adelmo Togliani: Più o meno sì. Guarda oggi si usa molto l’espressione ‘serie antologica’, quindi a capitoli, caratterizzata dall’essere orizzontale e contemporaneamente verticale.

Basile: Quindi gli episodi possono costituire tutti insieme una storia con un inizio, un’evoluzione e una conclusione, ma, al tempo stesso, avere una certa indipendenza l’uno dagli altri consentendo la visione anche non in ordine cronologico o limitata a uno solo di essi, che dunque inizia e finisce. D’altra parte ogni episodio dovrebbe generare curiosità nei successivi. È questo che intendi?

Navigando sul web ne ho trovato una descrizione: https://it.wikipedia.org/wiki/Serie_antologica

Adelmo Togliani: Esattamente. Io punto a questo format anche se è più complicato di altri da realizzare, perché è assai più interessante. Il pubblico poi decide: si vede l’episodio da 26 minuti ed ha un quadro della situazione o vede anche gli altri 5 o 6 e ne ha un quadro più approfondito; ogni episodio è concentrato su uno o più temi.

F3) Giorgia Surina in ‘Néo Kosmo’


Giorgia Surina è la protagonista del cortometraggio ‘Néo Kosmo’ diretto da Adelmo Togliani.
Fonte: Ph. Gianluca Viti per gentile concessione di Santa Ponsa Film

‘il patto col diavolo’, il terzo anello della trilogia

Basile: Parliamo ora del terzo anello della tua/vostra trilogia sul fantascientifico.

Adelmo Togliani: Dirò subito che Laura (Beretta) ha dato un ottimo contributo, essenziale, a questo numero 3, appunto ‘Il patto col diavolo’, il cui concetto principe sta nel perfezionamento delle nostre parti fisiche e meccaniche, delle capacità motorie e dell’intelletto, con memorie di supporto aggiuntive, con degli artifizi e così via. Stiamo parlando del concetto di trasumanesimo (https://it.wikipedia.org/wiki/Transumanesimo ), anticipiamo l’invasione dei robot. Immagina di collegare direttamente il tuo cervello a internet e immaginiamo il livello di conoscenza che raggiungeremmo. Altro aspetto dei tempi odierni legato alla rete: i social. Sui social la gente cerca sempre di sembrare migliore di com’è realmente; semplificando, un tempo lo status dipendeva dalla macchina o dalla casa più bella, oggi ti puoi mettere comodo in casa con sullo sfondo una gigantografia delle Hawaii e chiunque può dirti ‘ho saputo che sei stato alle Hawaii’, insomma le persone appaiono sempre sorridenti, belle, sembra che non se la passino mai male, anche se poi magari hanno bollette da pagare, rogne quotidiane, ecc.

Basile: Nello specifico cosa racconta ‘Il patto col diavolo’, in che modo si relaziona al tema?

Adelmo Togliani: Abbiamo immaginato un uomo, il protagonista, che deve raggiungere uno status che non si può permettere ed è quello di sposare una donna stupenda, super ‘upgradata’, di cui si innamora e per averla decide di farsi un upgrade tecnico, fisico e conoscitivo, in linea con il concetto del transumanesimo, ossia ricorrendo alle scoperte scientifiche e tecnologiche per migliorare i lati della condizione umana che non piacciono a nessuno come la malattia e l’invecchiamento o le carenze cognitive o fisiche. L’upgrade, però, gli è possibile solo con un contratto, secondo il quale vent’anni dopo diverrà di proprietà della compagnia che l’ha migliorato a meno che riuscirà a pagare il debito. Insomma, o paga, scaduto il termine, o diventa lo schiavo della compagnia. E nel film, arrivato a fine tempo, avrebbe i soldi giusti per saldare il debito, ma scopre che uno dei suoi figli ha una rara malattia genetica, così rinuncia alla libertà personale in cambio della cura offerta dalla compagnia al prezzo che era stato addebitato al protagonista, il quale deve accettare, in cambio, la condizione di schiavitù.

Basile: Per capirci, ‘Il patto col diavolo’ potrebbe essere un buon terzo episodio nel discorso serie antologica o potrebbe essere un terzo cortometraggio, cioè non avete sicurezze in merito. Il sottotitolo di questo potrebbe essere ‘Il robot e l’uomo, a rischio di schiavitù’.

Laura Beretta: In effetti, ‘Il patto col diavolo’ è un soggetto dall’ impianto narrativo molto ben congeniato e affronta tematiche di natura etica forti e di grande impatto. Si presta effettivamente a più formati e questo dipende anche dal feedback di broadcaster e distribuzione.

F4) Adelmo Togliani con Laura Beretta

Adelmo Togliani e Laura Beretta hanno costituito la Santa Ponsa Film ma anche una famiglia.
Fonte: per gentile concessione di Santa Ponsa Film.

Nei prossimi giorni l’ultima parte dell’articolo

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
Email: alessandraeffort@icloud.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
Blog: https://alessandrabasileattrice.com/blog/

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